..... e trascorrono nei sontuosi palazzi urbani o nelle ville costruite alle pendici dei colli, un'esistenza tranquilla, assicurata dai cospicui redditi fondiari. E' in questo contesto che l'architetto Palladio progetta le ville/fattoria per committenti che, come egli scrive, si trattengono in città "tutto quel tempo, che li bisognerà per la amministrazione della Repubblica, e governo delle cose proprie", per trasferirsi appena possibile in campagna, "dove il resto del tempo si passerà in vedere, e ornare" le possessioni, e "con industria, e arte dell'agricoltura accrescer le facultà", perché in villa "principalmente consiste il negotio famigliare, e privato". Non solo, il cliente di Palladio trae "consolatione" dalla sua casa di villa, "dove ancho per l'esercitio, che nella villa si suol fare a piedi, e a cavallo, il corpo più agevolmente conserverà la sua sanità e robustezza" e dove "l'animo stanco delle agitationi della Città" può ristorarsi e "facilmente conseguir quella beata vita, che qua giù si può ottenere": siamo di fronte a un vero e proprio programma, destinato a nobili e patrizi, per conseguire la felicità su questa terra. La peste si abbatte su Verona nel 1575-76 e uccide nel complesso circa 1/5 della popolazione, chi può si rifugia nelle campagne.
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